Più Uno – di Gianni Rodari.
C’era una volta un tale che voleva trovare il numero più grande del mondo.
Comincia a contare e mai si stanca:
gli viene la barba grigia, gli viene la barba bianca,
ma lui conta, conta sempre milioni di milioni, di miliardi di miliardi,
di strabilioni, di meraviglioni, di meravigliardi…
In punto di morte scrisse un numero lungo dalla Terra a Nettuno.
Ma un bimbo gridò – Più uno!
E il grande calcolatore ammise, un poco triste,
che il numero più grande del mondo non esiste.
Un ringraziamento particolare va a Marco che quel pomeriggio, intento a disegnare, quando un amica della mamma gli disse: “come chiamiamo la nostra associazione?” con un sorriso, rispose: “Più Uno“.
Il sorriso che ciascuna di noi vide sul viso delle altre era l’effetto della decisione appena presa. Più Uno divenne in quell’istante il nome dell’associazione. Erano sorrisi di gioia mista a sorpresa.
Sorpresa, perché Marco aveva ascoltato in silenzio il nostro discorso che di libera associazione in libera associazione, partendo dalla psicoanalisi si era interrotto proprio sul concetto di infinito. Da cui “+1”, l’operazione aritmetica appresa a scuola che aveva permesso a Marco di partecipare al nostro discorso a partire dal significato matematico di infinito.
Gioia, perché il nome Più Uno evoca una molteplicità di riferimenti al lavoro di J. Lacan. Rimanda ad esempio al rapporto tra matematica e psicoanalisi, tra il sapere universale delle scienze pure e il sapere particolare del soggetto che emerge come effetto di verità nell’esperienza psicoanalitica.
Gioia, perché nel nome Più Uno avevamo soprattutto riconosciuto la funzione ed il modus operandi dell’associazione a cui stavamo dando vita. Come avevamo appreso ai tempi in cui studiavamo all’Istituto Freudiano, in psicoanalisi, assume funzione di “Più Uno” colui che si incarica di sostenere il lavoro di ricerca ed approfondimento di un gruppo avendo cura di stimolare in ciascuno dei partecipanti un’elaborazione personale del tema allo studio.